L'Amore Ai Tempi Del Colera by Gabriel Garcìa Màrquez

L'Amore Ai Tempi Del Colera by Gabriel Garcìa Màrquez

autore:Gabriel Garcìa Màrquez [Màrquez, Gabriel Garcìa]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:55:56+00:00


Fu l’errore della sua vita, come gli avrebbe ricordato la sua coscienza a ogni ora di ogni giorno fino all’ultimo giorno. Quello che lei voleva chiedergli non era amore, e tantomeno amore a pagamento, ma un impiego di qualsiasi genere, come fosse e con la paga che fosse, nella Compagnia Fluviale del Caribe. Florentino Ariza si vergognò così tanto della sua condotta che la portò dal capo del personale, e questo le diede un posto di infima categoria nel settore generale che lei disimpegnò con serietà, modestia e dedizione per tre anni.

Gli uffici della C.F.C. erano situati fin dalla loro fondazione davanti al molo fluviale, senza niente in comune con il porto dei transatlantici sul lato opposto della baia né con l’approdo del mercato nella baia di Las Animas. Era un edificio di legno con tetto di zinco con due spioventi, un solo balcone lungo con pilastri sulla facciata, e diverse finestre con reti di fil di ferro sui quattro lati, dalle quali si vedevano tutti i battelli al molo come quadri attaccati alla parete. Quando l’avevano costruito i precursori tedeschi, avevano dipinto di rosso lo zinco dei tetti e di bianco squillante le assi di legno, in modo che lo stesso edificio avesse un che di battello fluviale. Poi lo avevano dipinto tutto di azzurro, e ai tempi in cui Florentino Ariza cominciò a lavorare nella ditta era un capannone polveroso senza un colore definito, e sul tetto ossidato c’erano pezze di lamine nuove sulle lamine originali. Dietro all’edificio, in un cortile di pietruzze recintato da fil di ferro da pollaio, c’erano due grandi magazzini di costruzione più recente, e in fondo c’era un canale, sporco e maleodorante, dove si imputridivano i rifiuti di mezzo secolo di navigazione fluviale: rottami di battelli storici, da quelli primitivi a una sola ciminiera, inaugurati da Simón Bolívar, fino ad altri così recenti da avere già ventilatori elettrici nelle cabine. La maggioranza di loro era stata smantellata per utilizzare i materiali su altri battelli, ma molti erano in così buono stato che sembrava possibile dargli una mano di pittura e metterli a navigare, senza scacciare le iguane e senza diboscare le fronde di grandi fiori gialli che li rendevano più nostalgici.

Al primo piano dell’edificio c’era il settore amministrativo, in uffici piccoli ma comodi e ben equipaggiati, come le cabine dei battelli, perché non erano stati fatti da architetti civili ma da ingegneri navali. Alla fine del corridoio, come un altro impiegato, lavorava lo zio León Dodicesimo in un ufficio uguale a tutti gli altri, con l’unica differenza che lui trovava tutte le mattine sulla sua scrivania un vaso di vetro con qualsiasi tipo di fiore profumato.

Al pianterreno c’era il settore passeggeri, con una sala d’attesa con panche rustiche e un banco per la vendita dei biglietti e per l’organizzazione degli equipaggi. In fondo a tutto c’era il confuso settore generale, il cui solo nome dava un’idea della vaghezza dei suoi attributi, e dove andavano a morire di mala morte i problemi che restavano senza soluzione nel resto della compagnia.



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